Le case di comunità sono un perno della ricostruzione della medicina territoriale che, durante i mesi più difficili della pandemia, si è mostrata in tutta la sua debolezza. Quante ce ne vogliono? Una ogni ventimila abitanti, almeno 500, e devono essere ben organizzate e capaci di dare diversi servizi, dal medico di base ad alcuni specialisti. Sì, le case di comunità sono una risposta anche ai lunghissimi tempi di attesa della sanità lombarda, oggi così concentrata sugli ospedali dove vengono convogliati tutti i problemi di salute, mandando in affanno strutture e personale. Le case di comunità sono una prescrizione del Governo, necessarie per ottenere le risorse del PNRR. In Lombardia, però, le giunte di centrodestra si sono trovate praticamente a zero, a dover costruire l’intera rete, e la scelta che hanno fatto è quella di limitarsi a utilizzare le risorse europee: il che porta alla previsione di 200 case di comunità, molte meno del necessario. Anzi, è delle ultime settimane la notizia che Moratti e Fontana ne hanno stralciate diciassette dal progetto iniziale. I fondi europei sarebbero per il momento una coperta corta, spiegano, ma questo conferma che la giunta leghista non ha intenzione di mettere risorse proprie. Ecco il primo punto della nostra campagna per ridurre i tempi di attesa per visite ed esami, perché “il tempo è salute”.
“Sono stati stanziati dal governo centrale 2 miliardi di euro con l’obiettivo di attivare le prime 1430 case di comunità entro il 30 giugno 2026 – spiega il responsabile regionale della sanità Gianni Girelli -. Regione Lombardia con la delibera del 7 marzo 2022 ha stilato un elenco di 216 Case di Comunità, 71 ospedali di comunità e 101 centrali operative territoriali da istituire, costruendole ex novo o riqualificando spazi già esistenti, ma con una successiva delibera del 23 maggio, questo elenco viene rivisto al ribasso, con diciassette case di comunità in meno. Perché questa revisione? La pandemia da Covid 19 ha messo in evidenza la debolezza del sistema sociosanitario lombardo e la nostra regione, che si è trovata a dover costruire da zero la rete del territorio, ha voluto inaugurare in fretta e furia una ventina di CdC in sei mesi, mentre in altre regioni dove da sempre si investe sulla sanità territoriale, come ad esempio l’Emilia Romagna, il Veneto, il Piemonte, o la Toscana, a inizio 2022 erano già attive rispettivamente 125, 71, 77 e 76 strutture con le caratteristiche delle Case di Comunità”.
E poi c’è un altro problema: quanti servizi ci sono nelle case di comunità? Quanto tempo sono aperte? Le prime strutture inaugurate da Moratti da questo punto di vista lasciano moltissimo a desiderare.
RedazioneN7ggPd