“Se questa è la forma che prenderà la riforma sanitaria in Lombardia, le falle del sistema rimarranno ancora tante e rischiamo di pagarle per molto tempo, a Mantova come nel resto della Lombardia”. Commenta così Antonella Forattini, consigliera regionale del PD, la proposta di legge sanitaria regionale presentata ieri da Fontana e Moratti.
“E’ evidente che non sono state accolte le richieste del verbale di Agenas, l’agenzia del Ministero della Sanità che imponeva correttivi all’attuale legge sanitaria lombarda. Si è preferito, di fatto, non cambiare quasi nulla se non togliere alcune competenze. Come nel caso delle ATS, che il coraggio imponeva di cancellare. Invece, sono rimaste otto ma svuotate di funzioni, che sono passate alle ASST che oltre ad occuparsi degli ospedali, dovranno gestire i futuri distretti, vale a dire la medicina territoriale. I distretti, inseriti nella riforma solo per beneficiare dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, saranno uno ogni 100.000 abitanti. E qui si presenta il primo grande problema per Mantova, una provincia di poco più di 400.000 abitanti con 6 piani di zona. Questo creerà caos nella gestione. Inoltre, la diffusione delle case di comunità (una per distretto e, quindi, una ogni 100.000 abitanti) può essere corretta nelle grandi città, ma come può essere adeguata in territori a bassa densità e serviti da infrastrutture problematiche come il Destra Secchia o l’Oglio Po? Così non si risolve nulla”.
“D’altra parte – aggiunge la consigliera PD – questa è una riforma totalmente calata dall’alto e che, fino a qui, non ha visto un adeguato livello di concertazione con il territorio. Mi auguro che gli enti locali vengano immediatamente convocati per stabilire insieme la collocazione delle case di comunità. In caso contrario si rischia di avere una rete poco o nulla efficace. Problematico anche l’aspetto del rapporto con il privato accreditato, che continua ad essere troppo sbilanciato, e il fatto che alla base di tutta la riforma c’è il fare affidamento sui soldi del Sistema Sanitario Nazionale e del Pnrr; di risorse la Lombardia ne investe poche”.
“Unico aspetto positivo, finora – conclude Forattini – è che la maggior parte dell’attività di prevenzione e delle cure primarie verranno spostate dalle Ats alle Asst, riportandole quindi su una base provinciale che Mantova chiede a gran voce per staccarsi dalla gestione fallimentare che ci ha visti abbinati a Cremona nell’Ats Val Padana e, per questo, fortemente penalizzati. Certo, le nuove competenze dell’Asst richiederanno un management di altissimo livello e con una profonda conoscenza del territorio. Mi auguro che verranno scelte le persone giuste, per competenze e non per appartenenza politica”.
Milano, 23 luglio 2021