“Fontana vorrebbe che si usassero le cosiddette ‘mascherine pannolino’ in piena estate”, è la sintesi che Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd e vicepresidente dell’Aula, fa di una comunicazione, passata nella Giunta di lunedì, a proposito delle mascherine della Fippi, l’azienda di pannolini che l’anno scorso, in piena crisi pandemica, produsse in velocità milioni di dispositivi di protezione individuale.
“Il presidente ha bisogno di smaltire chissà quante centinaia di migliaia di mascherine pannolino e invita i suoi assessori a ‘pubblicizzarle’ ognuno nel proprio ambito. Insomma, da quel che si capisce leggendo la comunicazione, chiede ad agricoltori, personale dei trasporti, dipendenti delle aziende, forse anche della Giunta e chissà chi altri, di indossare quello che gli operatori sanitari definivano già un anno fa ‘passamontagna’, in pieno giugno”, spiega meglio Borghetti.
L’atto, fatto ai sensi del Regolamento di funzionamento delle sedute della Giunta regionale, si intitola proprio ‘Sensibilizzazione all’utilizzo delle mascherine Fippi’ e riassume la vicenda: l’esigenza di “disporre con certezza di numeri significativi di mascherine, in quantità importanti e in tempi brevi”, la garanzia che la Fippi aveva prodotto mascherine testate e certificate CE, con “effettivo potere filtrante e idonee a proteggere”.
E poi la frase sibillina e, secondo il vicepresidente, aperta a ogni interpretazione: “Si chiede di sensibilizzare, negli ambiti e nelle materie di propria competenza, gli Stakeholder per l’utilizzo di tali Dispositivi di Protezione Individuale a tutela della salute pubblica”.
Per Borghetti, visto il contesto, “è evidente che Fontana si rivolge ai suoi assessori ai quali non può imporre, chiaramente, ma chiede un’opera di sensibilizzazione. E se ambiti e materie sono riferiti alle tematiche seguite da ogni assessorato, significa proprio agricoltura, cultura, ambiente, lavoro, scuola, trasporti… Non è chiaro, invece, chi sarebbero gli stakeholder, se le stesse persone che operano in questi settori o degli intermediari”.
Tant’è: “Regione non sa come liberarsi di quintali di mascherine che medici e infermieri hanno bocciato definendole calde, scomode, inadatte al lavoro, ‘passamontagna’ e ‘non dignitose perché a forma di mutanda’. E adesso chi dovrebbe indossarle?”, si chiede Borghetti.