Un’imprudenza. L’assessore regionale alla Cultura Stefano Bruno Galli, intervenuto oggi in Commissione Cultura, nel corso di un’audizione chiesta dal Partito democratico, a seguito delle risposte non esaurienti date in aula a un’interrogazione presentata da Paola Bocci, consigliera regionale del Pd, ha definito così le modalità di acquisto da parte di Film Commission, società partecipata dalla Regione, di un immobile a Cormano per 800mila euro. L’assessore Galli ha ribadito in Commissione la correttezza formale delle procedure, affermando che Regione Lombardia non può occuparsi che di questo, lasciando che altri si occupino di eventuali conflitti di interesse o altre irregolarità.
Il capogruppo del Pd in consiglio regionale Fabio Pizzul e la stessa consigliera dem Bocci spiegano così quanto emerso nell’audizione a cui è intervenuta anche Paola Dubini, componente del cda di Film Commission: “La società ha acquistato, nel dicembre 2017, un immobile a Cormano dalla società immobiliare Andromeda, pagandola 800mila euro, 400mila per l’edificio e altri 400mila per la sua ristrutturazione, senza una verifica imparziale della congruità, del valore e degli interventi di riqualificazione. La cifra è stata versata in toto da subito, a titolo di caparra, anche se i lavori di ristrutturazione non erano neppure iniziati. Comportamento quanto meno inconsueto che l’assessore ammette essere stato ‘imprudente’. Non c’era infatti nessuna necessità procedurale evidente di un pagamento anticipato. Anche volendo sorvolare sul possibile conflitto di interesse che riguardava un consulente abituale di Film Commission, che era pure liquidatore della società venditrice, le anomalie non finiscono qui. La società immobiliare Andromeda, con una liberatoria, è stata sgravata da ogni responsabilità riguardo la corretta realizzazione dei lavori e non deve rispondere in alcun modo dello stato dell’edificio e del collaudo degli impianti tecnologici. Il nuovo consiglio d’amministrazione della Film Commission, nominato dopo la definizione dell’acquisto della nuova sede, si è dovuto assumere tutte le responsabilità e sostenere le spese per le certificazioni di sicurezza degli impianti e dell’edificio senza poter in nessun modo rivalersi sulla società da cui ha acquistato l’immobile”.
Insomma, per Pizzul e Bocci “un uso quanto meno disinvolto dei soldi pubblici. Dal governo regionale ci saremmo aspettati più oculatezza. Evidentemente anche l’attuale Giunta trova difficile difendere l’affair Film Commission. Definire la vicenda un’imprudenza equivale a chiedere la clemenza della corte. Sulla vicenda, sulle modalità con cui è stato impiegato denaro pubblico e sulla sua destinazione finale andrà comunque fatta chiarezza”.
Milano, 5 giugno 2019
Video di Paola Bocci